L’anno zero della comunicazione del rischio in Italia

21 Febbraio 2017

I primi mesi dell’anno ci hanno dato la certezza che il 2017 può e deve essere l’anno giusto per cambiare il destino della comunicazione del rischio in Italia.
Può sembrare assurdo, ma gli episodi non lasciano molta scelta davanti a quest’opzione, alla luce della gestione a livello comunicativo delle situazioni di crisi che hanno colpito il paese nelle ultime settimane.
Un corto circuito che si è riproposto a tutti i livelli e su tutti i canali, generando una serie di episodi che hanno attentato al rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni, impegnate nella risposta alle emergenze.

Ma andiamo con ordine e partiamo dall’esame dei casi più eclatanti che hanno caratterizzato questa debacle di inizio anno.

Il telefono è lo strumento più utilizzato per lanciare un allarme.
Eppure la valanga che ha colpito l’hotel Rigopiano, ci ha proposto la storia della richiesta di soccorso non accolta dall’operatrice della prefettura perchè interpretata come uno scherzo. Le responsabilità per eventuali omissioni sono ancora da accertare.

L'anno zero della comunicazione del rischio

Ancora sulla comunicazione telefonica, segnaliamo il caso dei fondi raccolti degli sms solidali destinati alla ricostruzione post terremoto e della bufala che li ha visti “sparire” e non essere utilizzati, per l’emergenza sisma e poi neve che ha coinvolto il centro Italia.

L'anno zero della comunicazione del rischio

Anche la mail inviata dal direttore dell’hotel Rigopiano, 11 ore prima della valanga per chiedere assistenza, non è stata letta ed esitata in tempo salvo poi essere definita dal presidente della Provincia di Pescara come “ininfluente”, pur rimettendosi agli accertamenti della procura.

L'anno zero della comunicazione del rischio

Passiamo alla carta stampata e alle dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Commissione Grandi Rischi Bertolucci, sul perdurare dell’attività delle faglie attive nel centro Italia (con possibili scosse di magnitudo 7 Richter) e il rischio di un effetto Vajont per la diga di Campotosto.
Tutte le affermazioni riportate sono poi state smentite, invocando un fraintendimento da parte dei giornalisti e innescando una polemica che ha portato alle dimissioni del suo vice.

Chiudiamo la panoramica con i social media e l’utilizzo fatto da parte dei presidenti delle regioni Abruzzo e Puglia, durante l’emergenza neve.
I due amministratori hanno scelto di accogliere sui propri account Facebook personali le richieste dei cittadini in difficoltà, introducendo un sistema basato sull’improvvisazione dettata dal momento e che ha scarse possibilità di essere replicato in emergenze future. Questo modus operandi ha generato confusione negli utenti, distaccandosi dalla visione coordinata e sistemica della catena delle informazioni in protezione civile.

L'anno zero della comunicazione del rischio

“In principio era Caos soltanto. E’ dunque dal Caos che tutto ha inizio. Prima non c’era niente e c’era tutto.”

Se la parabola può sembrare ardita, descrive bene la situazione attuale italiana, un universo comunicativo dove non c’è niente o quasi in riferimento alla comunicazione del rischio o dove c’è tutto (anche troppo) nei momenti di emergenza.

Il caos è un ordine da decifrare e il 2017 rappresenta un bivio, un anno di evoluzione in cui applicare alla comunicazione del rischio e dell’emergenza la sola forma utile, quella della professionalità.
Un approccio nuovo lontano dall’improvvisazione, unico viatico possibile per conferire subito dignità e rilevanza al cambiamento culturale, come meritoriamente proposto da alcune realtà che si sono distinte in questo inizio d’anno funesto:

  • è il caso di giornali e account che si sono impegnati a smascherare con il fact checking la bufala sui fondi raccolti dagli sms solidali e “spariti” dalle casse della protezione civile;

  • è il caso dei Vigili del Fuoco che con l’apertura del portale open con foto e video dei soccorsi, hanno reso un servizio di documentazione degli scenari di crisi mai visto prima Italia;

  • è il caso della comunicazione di Enel che ha utilizzato ampiamente i social media per documentare il lavoro svolto nel ripristinare le oltre 200.000 utenze andate in tilt a causa delle neve (evitando che la bufera coinvolgesse anche la reputation aziendale);

  • è il caso delle grandi organizzazioni di volontariato (CRI CISOM e ANPAS) e della protezione civile nazionale che hanno reso sui social una comunicazione di servizio e informazione, raccontando l’operatività con dovizia di particolari;

  • è il caso della provincia di Teramo che si è avvalsa della collaborazione di Terremoto Centro per interagire con i cittadini;

  • è il caso di grandi aziende (Huawei – NTT Data) che hanno investito nello sviluppo di nuove applicazioni e soluzioni tecnologiche per migliorare gli interventi dei soccorritori in caso di emergenze.

Quindi ben venga il caos visto che l’ordine non ha funzionato, per una serie di sfortunati eventi o forse per l’improvvisazione e la scarsa preparazione del sistema, che porti a un nuovo corso dove un approccio professionale verso la comunicazione del rischio possa fare finalmente la differenza per il bene delle comunità.